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Quanto influisce, numericamente parlando, la comunità cinese su quella Bolzanina? Poco, molto poco, lo 0,6%. Sono infatti 633 su 105.713 abitanti, i cittadini cinesi residenti nel capoluogo. Alcuni di loro andremo a conoscerli meglio.
Contrariamente al resto del mondo, a Bolzano non possiamo vantare né un'invasione cinese, né una Chinatown. Anzi, qui la comunità cinese è cosi piccola e parcellizzata, che non si capisce perché saltuariamente media e politica locali gridino all'"invasione". Il nostro lavoro vuole aprire una finestra sulla comunità cinese di Bolzano, per capire qualcosa di più, anche solo quale sia il vero nome del barista dagli occhi a mandorla che incontriamo quotidianamente e che per comodità si fa chiamare "Mario".
Im Gegensatz zum Rest der Welt kann in Bozen weder von einer chinesischen Invasion noch von einem Chinatown die Rede sein. Im Gegenteil, die chinesische Gemeinschaft ist hier derart klein und fragmentiert, dass es unbegreiflich ist, warum lokale Medien und Kommunalpolitik von Zeit zu Zeit von „Invasion“ reden. Ziel unserer Arbeit ist es, einen tieferen Einblick in das Leben der chinesischen Gemeinschaft von Bozen zu gewinnen und mehr über sie in Erfahrung zu bringen, und sei es nur, um den wahren Namen des mandeläugigen Barmanns zu erfahren, dem wir täglich begegnen und der sich der Einfachheit halber „Mario“ nennen lässt.
Tutto inizia intorno al 1900 quando i primi cinesi, originari dello Zhejiang, si interessano all'Italia. La regione di provenienza è grande poco meno del nord Italia ma ha lo stesso numero di abitanti! Negli anni successivi si sono interessati all'Italia anche i vicini dello Fujian, anche se tuttora la maggioranza dei cinesi in Italia proviene dallo Zhejiang.
Alles beginnt um das Jahr 1900, als die ersten Chinesen aus der Provinz Zhejiang sich zunehmend für Italien interessieren. Die Herkunftsregion ist nur wenig kleiner als Norditalien, weist aber die gleiche Einwohnerzahl wie ganz Italien auf! Obgleich in den folgenden Jahren auch die Bewohner der Nachbarprovinz Fujian auf Italien aufmerksam werden, stammt der Großteil der in Italien ansässigen Chinesen dennoch aus Zhejiang.
La maggior parte dei cinesi in Italia proviene dalla regione dello Zhejiang. Una regione grande quanto Lombardia e Piemonte ma con la popolazione dell'Italia.
Der Großteil der in Italien lebenden Chinesen stammt aus der Region Zhejiang. Eine Region von der Größe der Lombardei und des Piemont, aber mit der gleichen Einwohnerzahl wie Italien.
Negli anni successivi le ondate migratorie hanno coinvolto anche gli abitanti dello Fujian. La maggior parte dei cinesi in Italia viene dalla stessa regione. A Bolzano risiedono 633 cinesi, la loro migrazione è iniziata circa 20 anni fa, ma solo negli ultimi 10 si è vista una crescita sia in termini di presenza umana che di attività commerciali aperte.
In den Folgejahren wurden auch die Einwohner der Provinz Fujian von den Migrationswellen erfasst. Der Großteil der in Italien lebenden Chinesen stammt aus derselben Region. In Bozen leben 633 Chinesen. Ihre Migration hat vor etwa 20 Jahren begonnen, aber erst in den letzten zehn Jahren ließ sich ein Wachstum mit Blick auf die Zahl der hier ansässigen Chinesen als auch bezogen auf die von ihnen eröffneten Geschäftsaktivitäten verzeichnen.
Quest'anno sono nati 16 bimbi da genitori cinesi, che potranno un giorno scegliere se diventare italiani o mantenere la cittadinanza cinese, dato che la Repubblica Popolare Cinese non consente la doppia cittadinanza.
In diesem Jahr sind 16 Kinder von chinesischen Eltern zur Welt gekommen, die eines Tages wählen können, ob sie die italienische Staatsbürgerschaft annehmen oder die chinesische behalten möchten, da die Volksrepublik China die doppelte Staatsangehörigkeit nicht anerkennt.
Dal grafico sotto si può vedere come con l'aumentare dei residenti cinesi sia incrementato anche il numero di cinesi di seconda generazione. Nel 2014 sono nati 16 bimbi da coppie cinesi.
Die nachstehende Grafik zeigt, dass sich mit steigender Zuwachsrate der chinesischen Bewohner auch die Zahl der Chinesen der zweiten Generation vergrößert hat. 2014 sind 16 Kinder von chinesischen Paaren zur Welt gekommen.
A parte i numeri chi sono i cinesi di Bolzano? Abbiamo deciso di intervistarne 8, un piccolo gruppo che non può ovviamente rappresentare appieno i 633 effettivamente residenti. Le interviste, però, possono dare un'indicazione su chi siano, cosa hanno vissuto e cosa pensano. Troviamo così una per certi versi inattesa varietà di storie, fatte spesso di sacrifici e dedizione che inevitabilmente scatenano un confronto con "noi", il nostro approccio alla vita e la nostra cultura.
Aber abgesehen von den Zahlen, wer sind die in Bozen ansässigen Chinesen eigentlich? Wir haben beschlossen, acht von ihnen zu interviewen. Es liegt auf der Hand, dass diese kleine Gruppe kein repräsentatives Bild aller 633 ansässigen Chinesen zu geben vermag, allerdings können die Interviews darüber Aufschluss erteilen, wer sie sind, was sie erlebt haben und wie sie denken. Wir erhalten Einblicke in eine in mancher Hinsicht sogar unverhoffte Vielfalt von Lebensgeschichten, die nicht selten von großer Opfer- und Einsatzbereitschaft zeugen und eine Auseinandersetzung mit „uns selbst“, mit unserer Lebensauffassung und unserer Kultur unvermeidbar machen.
Hongling Yang, ex-titolare di un ristorante, a Bolzano da 22 anni, tra le prime a vivere qui.
Honglin Yang vive da 20 anni a Bolzano, dove è arrivata perché suo cugino aveva aperto un ristorante in piazza Mazzini. Era l'unico in tutta Bolzano, nel 1990 e lo ha gestito per 5 anni. “Non è facile fare il titolare, non ho fatto nemmeno un giorno di riposo”. Honglin racconta di come è cambiato il suo Paese da quando è partita. “I miei colleghi in Cina hanno comprato casa, per me non è più possibile, ora costa cara”, dice. “Se 'avessi saputo che il mio Paese sarebbe cambiato così, forse non sarei venuta qui e sarei rimasta lì”.Yi Yi Chen, studentessa, nata in Cina, arriva in Italia a 7 anni, vive e lavora a Bolzano.
Yi Yi Chen ha vent'anni e viene da Wenzhou. E’ venuta in Italia quando aveva 12 anni, a Verona, poi a 14 anni si è trasferita a Bolzano, con sua sorella e suo padre. Come spesso avviene la madre aveva preceduto il resto della famiglia. Lei e la sorella dopo la scuola danno una mano al bar. Altrimenti avrebbero vergogna a chiedere soldi ai genitori. Yi YI Chen racconta cos’è “guanxi", uno dei pilasti della cultura cinese, vale a dire il sistema di relazioni che permette di avere aiuto da parte di chi è già socialmente inserito nel luogo in cui si intende stabilirsi.Xiaofeng Wang, ricercatrice informatica presso l'Unibz, sposata con un figlio.
Xiaofeng Wang viene da Pechino, dove ha studiato fino alla specializzazione triennale post laurea. Voleva andare negli Stati Uniti, ma poi con il marito ha deciso di venire in Italia, anche se prima ha completato i dottarati in Inghilterra. Ora è una ricercatrice della Lub. “Sono un po' perplessa sull'idea di insegnare cinese a mio figlio so che è molto importante che lui conosca la mia lingua, ma è molto difficile perché il suo ambiente è più italiano che cinese. Qui a Bolzano lui si sente metà italiano e metà tedesco”.Yingjun Chen, studentessa modello di economia a Trento, a Bolzano da soli 7 anni.
Yingjun Chen è in Italia da sette anni. Ha fatto qui le superiori e adesso frequenta l'università a Trento, studia economia. Sorprendendo tutti, ha preso 100 alla maturità. “Questo forse dipende anche dal modo di insegnare in Cina, li la scuola è molto severa”. Yingjun affronta il tema delle pari opportunità. “Piano piano si sta raggiungendo la parità tra i sessi”. Comunque, se riuscirà a trovare un bel lavoro in Italia, ci rimarrà. “però, visto che l'economia cinese si sta sviluppando tantissimo, non escluderei di tornarci”.Romina Chang, nata e cresciuta in Italia, svela le difficoltà dell'essere "una banana", cinese fuori e occidentale dentro.
Romina Chang è nata a Roma e fino ai 18 anni aveva anche un nome cinese, Yuen. “Mi sentivo diversa –dice – ma ho sempre vissuto in Italia, ho fatto le scuole italiane e quindi non avevo mai pensato si non essere cittadina italiana. Solo alle superiori ho scoperto di essere cittadina cinese”. Romina racconta come le persone cresciute all'estero, vengano definite dai cinesi "banane". “Perché all'esterno siamo come i cinesi (gialli) mentre all'interno come gli occidentali (bianchi)”.Il cuoco Jun Wu Xu, detto "Massimo", racconta la storia dei suoi famigliari, partiti dalla Cina come contadini.
Xun Ju Wu dice di avere un nome difficile e quindi si fa chiamare Massimo. E’ nato nella provincia dello Zhejiang. Racconta come la gente letteralmente morisse di fame negli anni Sessanta per cui cominciò un forte fenomeno migratorio. Ha aperto il suo primo ristorante nel 2000, in un piccolo paese della Val di Fiemme. Poi ha lavorato per dieci anni in una ditta di montaggio di serramenti e porte. “Nessuno aveva mai visto un cinese lavorare in un cantiere”, racconta. Ora fa di nuovo il ristoratore e gestisce il bar Carducci.1,3%
Su 9543 aziende bolzanine, solo 126 sono a conduzione cinese, significa quindi l'1,3%. Siamo ben lontani da un'invasione.
Analizzando i numeri nudi e crudi si scopre che nel capoluogo le imprese con titolari cinesi sono solo 126 su quasi 10.000. In maggioranza si tratta di bar e ristoranti (il 64% del totale), una piccola parte sono negozi di abbigliamento, parrucchieri, drogherie, alimentari e sale giochi.
Bei der Untersuchung der bloßen Zahlen lässt sich feststellen, dass in der Landeshauptstadt lediglich 126 von knapp 10.000 Unternehmen auf Chinesen entfallen. Dabei handelt es sich größtenteils um Bar- und Restaurantbetriebe (64 % der Firmen insgesamt), ein kleiner Anteil entfällt auf Bekleidungsgeschäfte, Friseurläden, Drogerien, Lebensmittelgeschäfte und Spielsalons.
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Ma non sarebbe corretto parlare solamente in termini assoluti di aziende cinesi. Andando infatti ad analizzare il dettaglio, scopriamo un dato interessante: sebbene sul totale delle imprese, le aziende cinesi rappresentino solo l'1,3%, comparando il settore commerciale dei soli bar, scopriamo che il rapporto è differente. Infatti su 441 bar, 51 sono gestiti da persone di nazionalità cinese, esattamente l'11,5%.
Es wäre aber nicht korrekt, von den chinesischen Firmen nur in absoluten Zahlen zu sprechen. Wenn wir uns näher mit diesen Zahlen befassen, machen wir eine interessante Entdeckung: obgleich die chinesischen Betriebe nur 1,3 % der Gesamtzahl der Unternehmen repräsentieren, stellen wir bei der Gegenüberstellung eines bestimmten Geschäftszweiges – wie dem der Barbetriebe – fest, dass sich das Verhältnis hier anders gestaltet. Von 441 Bars werden 51 von Personen chinesischer Nationalität betrieben, was einem Anteil von 11,5 % entspricht.
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Su 261 ristoranti locali, solo 32 sono cinesi, sono quindi l'11,8% del totale.
Anche sul fronte ristoranti, i dati rivelano una normale attività commerciale, ben diversa dall'invasione: su 261 ristoranti locali, solo 32 sono cinesi, l'11.5% quindi. Rispetto ad altre comunità ben più numerose i cinesi lavorano come imprenditori nell'ambito di attività al dettaglio, cioò implica che siano più visibili ad esempio di cittadini rumeni o albanesi che lavorano in cantieri o in aziende agricole.
Auch was die Restaurants angeht, weisen die Daten auf eine ganz gewöhnliche Geschäftstätigkeit hin, die mit einer Invasion nichts zu tun hat: auf 261 örtliche Restaurants entfallen lediglich 32 auf Chinesen, was einem Anteil von 11,5 % gleichkommt. Verglichen mit anderen Gemeinschaften, die zahlenmäßig viel stärker vertreten sind, finden wir Chinesen häufig in Sektoren des Einzelhandels vor, wodurch sie von der Öffentlichkeit stärker wahrgenommen werden als beispielsweise Rumänen oder Albaner, die auf dem Bau oder in landwirtschaftlichen Betrieben tätig sind.
Nella mappa interattiva si vede che non esiste un quartiere cinese, ma le attività, e quindi anche le abitazioni, di cui poco sappiamo, sono distribuite su tutta la città in maniera uniforme e parcellizzata.
Die interaktive Karte verdeutlicht, dass es kein chinesisches Viertel gibt, sondern dass die Geschäftsaktivitäten, und demzufolge auch die Wohnstätten, über die uns wenig bekannt ist, gleichmäßig und lose über die ganze Stadt verteilt sind.
Più che ad una invasione, assistiamo invece ad un’apparente integrazione senza precedenti, forse unica nel panorama nazionale. Bolzano ha visto una graduale crescita di attività registrate a nome di cinesi, ma sono sparse in tutta la città, alla pari delle abitazioni occupate dai cinesi non certo rinchiuse entro quartieri circoscritti. Nemmeno la comunità sembra essere poi così chiusa su se stessa. C’è chi come Massimo intende rimanere a Bolzano, anziché tornare in Cina (come prevede la tradizione all’età della pensione), oppure Hongling che ci confida che qui ha acquisito autoconsapevolezza e libertà di pensiero, che non è certa di poter vivere allo stesso modo in Cina e poi c’è Yanghui che si definisce Bolzanino a tutti gli effetti, preferendo servire Bratwurst in un chiosco piuttosto che proseguire l’attività di ristorazione tradizionale dei suoi genitori.
Quello che si evince da questi mesi di ricerca è come siano soprattutto i giovani, a guidare la comunità cinese verso una "nuova tradizione”, in cui le generazioni si scontrano ed i valori si mischiano, dando vita a nuove forme d’identità. Nascono gelaterie, rosticcerie e parrucchieri, ma al contempo si formano ricercatori e studenti universitari che collezionano successi accademici, senza sussidi o aiuti, ma solo grazie alla propria forza di volontà. Come ci svela Ju Wu, a confronto con la prima generazione, i giovani di origini cinesi sono tutti scolarizzati.
Ma allora perché la sensazione di un’invasione cinese si è diffusa tra la popolazione? Una possibile risposta è che il settore prevalente in cui opera il business cinese è la conduzione di esercizi a stretto contatto con il pubblico. Questo comporta che siano molto più visibili rispetto ad altre comunità. Come ribadito da Ju Wu o Mouzhi ci sono alcuni fattori che quotidianamente manipolano la nostra percezione dei cinesi. Primo fra tutti il fattore economico: sono arrivati a Bolzano per cercare una qualità di vita migliore, compiendo enormi sacrifici e aprendo attività proprie grazie ai prestiti di amici e parenti che ora devono estinguere. Ciò porta molti a lavorare sette giorni su sette, dodici ore al giorno, limitando non poco lo scambio con la popolazione locale.
Lentamente assistiamo ad un cambiamento della comunità che è sempre più inserita nel tessuto locale, favorendo un’estinzione dei luoghi comuni che la dipingono come chiusa ed impenetrabile. I processi d’integrazione non sono veloci e nemmeno facili, soprattutto se pensiamo al luogo in cui avvengono, Bolzano, città simbolo dalla doppia identità culturale, in cui le due comunità continuano a convivere spesso in modo parallelo. Nonostante ciò, stiamo assistendo ad una realtà rara in Italia con un altissimo potenziale, che potrebbe aprire la strada a nuove forme di convivenza, non solo tra cinesi ed italiani.
Mehr als mit einer Invasion haben wir es mit einer Integration zu tun, wie wir sie nie zuvor erlebt haben und die im nationalen Panorama wohl beispiellos ist. Bozen hat eine graduelle Zunahme der auf Chinesen zugelassenen Geschäftsaktivitäten verzeichnet. Diese Aktivitäten sind allerdings über die ganze Stadt verteilt, genau wie der von den Chinesen belegte Wohnraum, so dass von Chinesen-Vierteln überhaupt keine Rede sein kann. Und auch die Gemeinde selbst scheint weder abgeschottet noch ausschließlich auf sich selbst beschränkt zu sein. Massimo zum Beispiel möchte in Bozen bleiben, statt nach China zurückzugehen (wie es im Rentenalter sonst üblich ist); Hongling vertraut uns an, dass sie hier Selbstbewusstsein und Gedankenfreiheit erlangt hat und sich nicht sicher ist, auf die gleiche Weise in China leben zu können, oder aber Yanghui, der sich als vollwertiger Bozner bezeichnet und lieber Bratwurst an einer Imbissbude serviert als das China-Restaurant der Eltern fortzuführen.
Was sich in diesen Monaten der Forschung deutlich herauskristallisiert hat, ist, dass vor allem die jungen Leute der chinesischen Gemeinschaft den Kurs in Richtung einer „neuen Tradition” weist, in der die Generationen aufeinandertreffen und ihre Werte sich verquicken, wodurch neue Formen der Identität entstehen. Es werden Eiscafés, Rostbratereien und Friseurläden eröffnet, zugleich wachsen aber auch Universitätsassistenten und Studenten heran, die, ohne Beihilfe oder Zuschüsse, und nur durch die eigene Willenskraft, akademische Erfolge einstreichen. Wie uns Ju Wu verrät, verfügen die jungen Leute chinesischer Abstammung im Gegensatz zu der ersten Generation alle über eine Schulbildung.
Wie kommt es dann, dass sich in der Bevölkerung der Eindruck einer chinesischen Invasion verbreitet hat? Eine mögliche Antwort darauf ist, dass sich die Geschäftsaktivitäten der Chinesen vorwiegend auf Sektoren konzentrieren, die einen engen Publikumskontakt implizieren. Dadurch genießen sie viel mehr öffentliche Beachtung als andere Gemeinschaften. Wie von Ju Wu oder Mouzhi unterstrichen, gibt es einige Faktoren, die unsere Wahrnehmung der Chinesen täglich beeinflussen. In erster Linie der wirtschaftliche Faktor: sie sind nach Bozen gekommen, auf der Suche nach mehr Lebensqualität; dafür bringen sie große Opfer, denn für die eigenen Aktivitäten, die sie eröffnen, nehmen sie Darlehen von Freunden und Verwandten in Anspruch, die sie wieder zurückzahlen müssen. Das hat zur Folge, dass viele von ihnen an sieben Tagen die Woche arbeiten, zwölf Stunden am Tag, was den Austausch mit der heimischen Bevölkerung nicht unwesentlich einschränkt.
Wir wohnen einem langsamen Wandlungsprozess der Gemeinschaft bei, die sich in immer stärkerem Maße in das örtliche Umfeld einfügt und dem Klischee, die chinesische Gemeinschaft sei verschlossen und undurchdringlich, ein Ende setzt. Die Integrationsprozesse gehen eher langsam und nicht immer reibungslos vonstatten, vor allem, wenn man bedenkt, wo sie sich vollziehen, in einer Stadt wie Bozen, die symbolisch für die doppelte kulturelle Identität steht und in der die beiden Gemeinschaften oft parallel nebeneinander her leben. Dennoch sind wir Zeuge einer in Italien seltenen Gegebenheit, die ein sehr großes Potenzial in sich birgt und den Weg ebnen könnte für neue Formen des Zusammenlebens, und das nicht nur zwischen Chinesen und Italienern.
Fonti dati aziende
Dati gentilmente forniti da Camera di Commercio Bolzano.
Fonti dati anagrafici
Istituto provinciale di statistica ASTAT,
elaborazione dei registri anagrafici comunali.
Il progetto è stato presentato a settembre 2014. I dati contenuti in questo sito sono pertanto aggiornati all'anno 2014.
Repubblica popolare di Bolzano
è un progetto di Visual Journalism
creato nel 2014 da
Matteo Moretti, Unibz - Design e Arti Ideazione, coordinamento e sviluppo
Fabio Gobbato, Corriere della Sera giornalista
Sarah Trevisiol, videointerviste e montaggio antropologa culturale
Gianluca Seta, Unibz - Design e Arti infografica cartacea
Daniel Graziotin, Unibz - Informatica ingegnere del software
Claudia Corrent fotografa
Melani de Luca illustratrice
Sarah Orlandi, montaggio
Un ringraziamento speciale a Emanuela De Cecco
In collaborazione con